Il Politeama Ruzzi di Vasto è un teatro storico che sorge nel cuore della città, in Corso Italia, ed è considerato un vero e proprio gioiello architettonico.
La facciata che guarda corso Italia si compone di cinque arcate che costituiscono l’unico porticato presente in città. Al primo piano, tre balconi e due finestre. Al secondo piano, cinque finestre. Sopra le finestrature, archi di diverso tipo, di cui il più grande, quello sopra il balcone centrale al primo piano, riprende il timpano circolare che svetta sull’edificio con la scritta “Politeama” ed è sormontato da un’aquila.
Ai lati e fra le finestre, sei finte colonne, le lesene, che partono dal loggiato e arrivano fino al cornicione. Le lesene esterne recano motivi floreali tipici dell’Art Déco e portano lo stemma della città del Vasto. Nella chiave di volta dei cinque archi del loggiato, le lettere che compongono il cognome del costruttore, Ruzzi.
II complesso fu voluto da Luigi Ruzzi, vastese emigrato in Argentina, su progetto dell’ingegner Antonio Izzi, che si ispirò allo stile della “Secessione Viennese”.
Il Politeama Ruzzi fu inaugurato nel 1931, così come riportato nell’incisione in numeri romani sulla porta di ingresso, incisione che reca anche la dicitura “nono anno dell’epoca fascista”.

Il teatro divenne subito uno dei centri della vita culturale vastese e venne utilizzato per eventi di diverso tipo, dalla lirica ai raduni fascisti. Nel 1943 fu il luogo di un famoso discorso del generale Montgomery, che in quei mesi aveva posto il suo quartier generale a Vasto, durante la marcia di liberazione delle truppe alleate. Negli anni Cinquanta ospitò il “Festival delle Sirene”, un misto fra un concorso di bellezza e una gara di talenti.
Nel dopoguerra il teatro fu trasformato in cinema, ma a partire dagli anni Ottanta, iniziò un periodo di declino rischiando la chiusura. L’interno del teatro venne ristrutturato e rialzato, in modo da ricavare dei negozi al piano terra che si aprono oggi su via XXIV maggio.
Oggi il teatro è stato riaperto e viene utilizzato per alcune rappresentazioni. L’interno, sebbene ridotto in altezza rispetto all’originale, presenta una platea e due gallerie. Intorno alla bocca del palcoscenico, sono ancora visibili i fregi liberty realizzati al momento della sua costruzione e il motto “Delectando Docet”, ovvero “Insegnare divertendo”.
La costruzione delle nuove gallerie ha invece occultato il fregio, ancora presente, con i fasci littori a commemorazione dell’inaugurazione del teatro nel nono anno dopo la marcia su Roma.