L’attuale “Casa Rossetti” è un edificio del 1952 costruito dove era ubicata in precedenza la casa natale di Gabriele Rossetti. Utilizzata inizialmente come biblioteca comunale, è oggi sede di un centro studi e non è visitabile.
Il suo interesse è quindi più legato alla bellezza della posizione che al valore storico dell’edificio, eppure la “Casa di Gabriele Rossetti” è riconosciuta come monumento nazionale e per anni è stata un importante simbolo di Vasto.
Per capirne il motivo bisogna tornare indietro alla Vasto di fine Ottocento, quando Gabriele Rossetti era considerato fra i più importanti patrioti risorgimentali e venerato come grande poeta, tanto da essere definito dal Carducci come il “Tirteo d’Italia”.
La venerazione per la figura di Rossetti, così importante per l’identità di una città a cui il passaggio dal Regno di Napoli al Regno d’Italia aveva tolto lo status di capoluogo, purtroppo non aveva alcun luogo fisico a cui far riferimento.
Rossetti, infatti, era partito alla volta di Napoli come semplice studente a 21 anni e in città non esisteva alcun luogo che ne ricordasse le gesta. Per questo a Rossetti venne prontamente intitolato il teatro cittadino. Soprattutto però, divenne oggetto di culto la sua casa natale, unica “reliquia” del Rossetti effettivamente presente a Vasto.
Così, a inizio Novecento, le prime cartoline di Vasto spesso riproducevano il rudere che incombeva sulle mura delle lame nei pressi di Porta Catena e quando la casa venne giù nel 1919, tutta la cittadinanza pianse la perdita dell’amato simbolo.
Sul giornale “La Tribuna” del 4 febbraio 1920, così veniva descritto l’evento che, benché non avesse provocato vittime, aveva evidentemente scosso l’amor proprio di tutta la cittadinanza:
“Ciò che rimase sconsolata e deserta, fu, sotto i rottami, la piccola area piena di antiche profonde suggestioni per l’anima del nostro popolo, che sente in Gabriele Rossetti il maggior rappresentante della propria gloria cittadina…”
Il crollo della casa di Gabriele Rossetti, che in quel momento storico era al massimo della sua popolarità, sortì due effetti. Da una parte spinse i vastesi, e soprattutto gli emigrati di origine vastese, a finanziare il monumento al poeta di cui si parlava da cinquant’anni. Dall’altra, rese l’amministrazione cosciente della necessità di riqualificare la parte più vecchia della città e di consolidare le mura delle Lame, in particolare nel tratto compreso tra Palazzo d’Avalos e Porta Catena.
I lavori di consolidamento vennero svolti piuttosto celermente e fu creata la passeggiata che è ancora oggi uno dei vanti di Vasto.
La casa di Gabriele Rossetti, invece, fu dichiarata monumento nazionale nel 1924, proprio nell’anno in cui veniva fusa la statua in bronzo di Rossetti, che è oggi al centro dell’omonima piazza.
A seguito del cambiamento politico portato dai Patti Lateranensi del 1929 e al riconoscimento della religione cattolica come religione di stato, la figura di Rossetti venne pressoché dimenticata. La ricostruzione della casa venne quindi rimandata fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Negli anni Cinquanta, grazie anche alla ripubblicazione critica delle opere di Rossetti effettuata da Pompeo Giannantonio, professore dell’Università di Napoli, si tornò a parlare del poeta, e l’amministrazione decise di ricostruire la sua casa natale nell’attuale veste moderna.
Nel 1960 fu aperta la biblioteca civica, la cui sala di lettura è, appunto, intitolata al Giannantonio. Negli anni 2000, il palazzo è stato restaurato, e nel 2011 è stata riaperta la sala esposizioni a piano terra, con l’accesso dalla Loggia Amblingh.
Sempre in quegli anni, per iniziativa di un vicino laboratorio di ceramica, è stata realizzata la scalinata in maiolica fra largo Piave e la passeggiata della Loggia, oggi meta di numerosi turisti per una foto caratteristica.
