San Giuseppe non è la chiesa più grande di Vasto. E non è neanche la più antica. Né la più amata. Eppure è la sua cattedrale.
È la parrocchia più antica della città, ma lo è diventata solamente perché, a inizio Ottocento, il contrasto tra le due chiese storiche di San Pietro e Santa Maria era arrivato al punto da provocare disordini fra i parrocchiani ad ogni ricorrenza dei misteri di Pasqua. Per questo, il Re di Napoli decise di toglier loro ogni privilegio e conferirlo alla piccola chiesa conventuale che si trovava a metà strada.
La chiesa è intitolata a San Giuseppe, ma non per la devozione al padre di Gesù, quanto per riconoscenza appunto al Re di Napoli che, in quel momento era Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone.
La cattedrale di San Giuseppe inoltre è oggi un falso storico, perché le sue architetture gotiche hanno meno di cento anni.
Eppure conserva tracce importanti della precedente chiesa di Santa Margherita, edificata alla fine del tredicesimo secolo.
La posizione della cattedrale di San Giuseppe appare la più rilevante che si possa immaginare. Esattamente al centro della città storica, nello slargo che sembra aprirsi appositamente al centro del corso di Vasto. E nessuno immagina che quando la chiesa fu costruita, quello non era affatto il centro della città, anzi, era una zona posta fuori dalle mura destinato alla fondazione di un convento di monaci agostiniani.
Oggi la chiesa appare parte integrante dell’impianto urbano del centro storico, ma anche la prospettiva che dal Castello Caldoresco si apre verso la sua facciata, è una creazione moderna. Lì dove fino agli anni Venti del Novecento passava una stretta strada luogo di botteghe artigiane, la “Corsea degli Scarpari”, l’amministrazione cittadina volle creare un viale per il passeggio, demolendo un’intera fila di case. Solo grazie a queste opere la facciata è oggi visibile da centinaia di metri di distanza, mentre prima l’avremmo scorta solo arrivati allo spiazzo antistante, denominato prima “Largo de Ferrari” perché luogo delle lavorazioni dei maniscalchi.
Le contraddizioni di questo monumento, perciò, sono tante. Ma, nondimeno, San Giuseppe è uno dei luoghi più interessanti in assoluto della città poiché le sue mura non raccontano un lontano e preciso periodo storico, ma le tante mutazioni subite da questi posti e la volontà di chiunque sia intervenuto sull’edificio di raccontare la propria versione della “Storia” attraverso i simboli utilizzati.

San Giuseppe, quindi, è per eccellenza il luogo in cui non è ciò che appare. Per questo è così affascinante visitarla con un occhio accorto e avvisato.
Ne vuoi la riprova? Mettiti di fronte alla facciata della chiesa e osserva ciò che tutti ritengono il suo capolavoro architettonico, il bel rosone in pietra che richiama analoghe opere dell’aquilano. Anche questo è stato ricostruito nel 1928, anzi, per meglio dire, è stato “costruito” perché un rosone nella facciata della chiesa non c’era mai stato.
Eppure non è questa la particolarità che ti voglio raccontare. Guarda con attenzione l’iconografia dei capitelli delle colonnine. Se non riesci ad occhio nudo, aiutati con lo zoom di una macchina fotografica o dello smartphone. Concentrati sulla prima colonnina, quella che posta a “ore 12”. Ti attenderesti una raffigurazione di San Giuseppe, oppure di Gesù Cristo, o della Madonna. Oppure di un animale simbolico tratto da un bestiario medievale.
No, nulla di tutto ciò. Quello che vedi nel capitello della prima colonnina è esattamente ciò che puoi incontrare in tanti altri punti del centro storico di Vasto. Una scure circondata da bastoni legati insieme con strisce di cuoio. Il fascio littorio, lì riprodotto per volere dei finanziatori dell’opera, i baroni Genova Rulli che volevano così ingraziarsi il regime.
San Giuseppe, quindi non un luogo di Storia, ma il luogo di tante “storie” che andrò ora a raccontarti.