L’esterno della cattedrale di San Giuseppe non ha carattere univoco e in esso si possono trovare testimonianze delle diverse fasi storiche che hanno portato alla definizione del monumento così come si presenta oggi.

La facciata probabilmente è stata realizzata in tre fasi. Inizialmente doveva avere una semplice forma a capanna tipica delle chiese conventuali degli organi mendicanti, quali appunto erano gli agostiniani, al cui convento era stata annessa nel 1300, per disposizione di Carlo d’Angiò, la primitiva chiesa di Santa Margherita.

Successivamente la chiesa fu incendiata dagli Ottomani nel 1566 e poi ricostruita. Forse è in quel periodo che la facciata venne innalzata una prima volta, con un’opera in mattoni al di sopra della facciata originaria in pietra, fino alla cornice in pietra ancora oggi visibile al di sopra del rosone.

Di sicuro il frontale esterno della Cattedrale si presentava ancora in forma rettangolare alla fine dell’Ottocento, quando si decise di ampliarla e di innalzarla. La facciata tornò quindi ad essere a capanna attraverso la costruzione di un muro ancora in mattoni che riprendeva l’originaria forma di cuspide.

Sul frontale esterno della Cattedrale, come detto, vi sono elementi che rimandano a diversi momenti della storia della chiesa.

Il portale e la cornice del rosone, in pietra di Majella scolpita a motivi vegetali, datano alla prima costruzione. 

Sul portale, infatti, si può leggere un’iscrizione latina il cui significato è: “O voi passanti, che osservate questa porta, il suo maestro fu Ruggero De Fragenis, che fece quest’opera nell’anno del signore 1293”.

La buca alla destra del portone e destinata al deposito delle offerte è successiva al 1576, anno in cui Alfonso Caprioli vi fondò la Compagnia della Carità e della Morte.

La targa alla sinistra del portale è quella posata in onore del conferimento della cittadinanza onoraria al generale Charles Antoine Manhès. Il suo stato di degrado non deve stupire. 

Il Manhès, infatti, divenne famoso nel periodo napoleonico come “Lo Sterminatore” dei briganti per i suoi metodi brutali e repressivi, basati sull’impiego delle guarnizioni civiche e severissime misure di condanna dei familiari e dei fiancheggiatori dei briganti. Nella campagna in Abruzzo Citeriore, in pochi mesi riuscì ad arrestare 166 briganti e a ucciderne 125. Fra loro Saverio Pomponio, famoso con il soprannome di Centodiavoli, giustiziato a Vasto il 13 febbraio del 1810. 

La fortuna del Manhès rimase viva anche dopo la restaurazione, ma successivamente, anche a seguito dell’ingresso nel Regno d’Italia, la paura dei briganti venne man mano dimenticata. La figura del loro antico persecutore, il Manhes, venne così derubricata a macchietta, tanto che oggi gli anziani vastesi lo ricordano con il nomignolo di “Armàmece e Jàtece”, che significa “Armiamoci e partite”. Questo per ricordare che la guerra ai briganti, il generale l’aveva fatta con il sangue dei cittadini e non con quello delle sue truppe.

Il rosone della Cattedrale di San Giuseppe

Tornando all’esterno della cattedrale, l’elemento oggi di maggior spicco è il bel rosone posto nell’oculo al centro della stessa.

Realizzato nel 1928 ispirandosi a quelli delle chiese aquilane, sembra perfettamente integrato con lo stile del frontale e della sua cornice originale. Il fascio littorio utilizzato come ornamento del capitello del primo raggio centrale ci ricorda invece il periodo in cui fu realizzato. Le necessità di propaganda avrebbero portato da lì a pochi mesi alla riconciliazione tra Stato e Chiesa e all’adozione del cattolicesimo come religione di Stato.

Durante i lavori iniziati nel 1890, la chiesa non fu solamente alzata, ma anche allungata. Portandosi sul lato destro dell’edificio, in piazza Lucio Valerio Pudente, si può notare il braccio del nuovo transetto. Accanto ad esso, spicca la cappella del Sacro Cuore, realizzata nel 1909 in forme neogotiche e con paramento esterno in mattoni.

Sull’altro lato della chiesa si apre invece una piccola piazza, oggi denominata “Largo del Fanciullo”. È situata dove una volta era posizionato il chiostro della chiesa conventuale ed è stata liberata dalle costruzioni ancora presenti, solamente dopo il 1980.

Il campanile della Cattedrale di San Giuseppe

Sul lato sinistro della Cattedrale sorge anche il bel campanile. La base in pietra testimonia la presenza di un campanile anche in epoca medievale. La torre attuale fu invece realizzata a più riprese dopo l’incendio del 1566.

Probabilmente il disegno originario prevedeva che la cella campanaria fosse sormontata da una cuspide. Tuttavia nel Settecento l’opera fu terminata con una celletta campanaria per suonare le ore, lavorata in ferro battuto, e con l’integrazione dell’orologio civico. Quest’ultimo era precedentemente posto sulla facciata di Palazzo Meninni, sede del governo della città, nella vicina Piazza Caprioli.