Al limite a sud della Loggia Amblingh, dove una volta terminavano le mura di Vasto, sono ancora visibili due Grandi Cisterne romane. Oggi sono state aperte verso la passeggiata e trasformate in un caratteristico ristorante.
Costruite probabilmente nel primo secolo d.C., le Grandi Cisterne romane facevano parte di un gruppo di sei cisterne che garantivano l’approvvigionamento idrico alla popolazione.
La realizzazione delle cisterne riflette l’ingegno e le abilità costruttive degli antichi romani. Le loro imponenti mura, spesse anche oltre un metro, sono composte da blocchi di calcare, accuratamente squadrati e disposti in filari regolari. L’impermeabilizzazione interna era ottenuta con un intonaco a base di calce e cocciopesto, una miscela resistente all’acqua e alle infiltrazioni.
Il complesso delle cosiddette “Grandi Cisterne”, alimentate dall’acquedotto romano delle Luci, fu realizzato nella parte più alta della città romana di Histonium.
Serviva per assicurare l’approvvigionamento idrico dei servizi pubblici della parte sud della città, che comprendeva anche l’Anfiteatro dove si svolgevano probabilmente anche delle battaglie navali, le naumachie.
La parte nord, era invece servita da un altro impianto più piccolo, detto delle “Piccole Cisterne”. Attualmente è stato trasformato in una cantina privata in via Valerico Laccetti, che era a servizio delle Terme romane e veniva alimentato dall’acquedotto del Murello.

Con la fine dell’epoca romana e il venire meno del fabbisogno di acqua non più destinata ai grandi impianti pubblici, anche le Grandi Cisterne romane furono trasformate in ambienti interrati e cantine, posti a servizio delle soprastanti abitazioni. Come tali si sono conservate fino ai nostri giorni.
Al contrario, l’acquedotto delle Luci è rimasto in funzione fino al 1926, quando è stato sostituito dal moderno acquedotto del Sinello. La struttura, lunga circa due chilometri e totalmente sotterranea, è ancora presente, anche se interrotta in più punti dalle fondamenta delle abitazioni moderne, e non è visitabile.
Esistono ancora almeno quattro pozzi di ispezione, di cui uno si trova nella Villa Comunale. Inoltre, sono state fatte campagne di sondaggio, per capire come sia possibile che l’acquedotto porti ancora acqua, nonostante la totale chiusura del condotto in diversi punti.
Si è scoperto che ciò è dovuto alla particolare tecnica costruttiva. Essa non prevedeva solamente la conduzione dell’acqua dalla fonte principale, sita vicino alla chiesa di Sant’Antonio abate, nell’omonima frazione a sud di Vasto.
L’acquedotto delle luci non seguiva una struttura lineare, ma si sviluppava in segmenti irregolari. Questo accadeva perché, lungo il suo percorso, raccoglieva acqua da diverse zone, dove si accumulava grazie alle caratteristiche del terreno.