Nato a Vasto nel 1860, da famiglia benestante di mercanti, Luigi Anelli dimostrò prestissimo la sua vena arguta, fondando il suo primo giornale a soli 18 anni. A 25 anni, pubblicò a Napoli la prima edizione dei suoi “Ricordi di Storia Vastese”.

Rientrato nella città natale, a 35 anni rilevò la tipografia, che sarebbe poi diventata Tipografia Anelli, con cui stampò sia opere di ricerca storica, che poesie e commedie dialettali.

Dopo aver preso l’incarico di insegnante di Italiano, presso il rinomato Regio Istituto Tecnico di Vasto, fu anche nominato direttore del Museo archeologico comunale all’epoca era ospitato nel palazzo della ex sottoprefettura regia, ovvero nel convento di San Francesco, che sarebbe stato poi distrutto dalla frana del 1956. 

A Luigi Anelli dobbiamo il riordino delle collezioni, e il loro arricchimento della rilevante collezione numismatica, da lui raccolta, catalogata e donata al comune. Morì a 84 anni, durante l’occupazione inglese, negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale.

Luigi Anelli è oggi ricordato per l’importantissimo contributo dato alla storia e alla cultura vastese, in due distinte forme.

A lui dobbiamo la ricerca di nuove fonti storiche originali, in particolare il ritrovamento della cronaca di Fra Serafino Razzi, sulla storia vastese negli anni 1576 e 1577, e la Cronaca vastese del Seicento di Don Diego Maciano. È sua anche la monografia “La città del Vasto nel 1799”, sulle vicende della Repubblica Vastese, dall’insurrezione giacobina alla repressione sanfedista.

Inoltre, Anelli è stato probabilmente il più grande poeta dialettale in lingua vastese. I suoi 40 sonetti sono ancora oggi un esempio insuperato di freschezza, invenzione, e ritmo.

Il dialetto usato da Anelli è quello del popolo, pieno di riferimenti alla vita agreste e alla quotidianità del primo Novecento. Si può dire che la sua opera dialettale costituisca il modello della lingua vastese. Un modello a cui si sono rifatti, senza raggiungerlo, i numerosi epigoni che ancora oggi scrivono in vernacolo.