La fortuna di Gabriele Rossetti nella seconda metà dell’Ottocento e nel primo quarto del Novecento è legata a ciò che la sua figura ha rappresentato dal punto di vista politico, più che all’effettiva diffusione delle sue opere. Il nome di Gabriele Rossetti, morto esule a Londra nel 1854 per sfuggire alla condanna a morte ricevuta da Ferdinando di Borbone dopo i moti del 1821, è stato legato ai suoi studi su Dante e alla lettura politica della sua opera e, soprattutto, al suo anticlericalismo. Infatti Gabriele Rossetti a Londra si era convertito all’Evangelismo e aveva anche prodotto diverse opere contro la Chiesa Romana. 

In un’Italia liberale che non riconosceva il Cattolicesimo come religione di Stato e in cui, anzi, i cattolici erano chiamati dal Papa ad astenersi dalla vita politica, il nome di Rossetti incarnava perfettamente lo spirito dell’epoca. La lettura politica di Dante che egli aveva compiuto, inoltre, aveva consentito di liberare finalmente l’opera del sommo poeta dalla dimensione religiosa. Oltretutto aveva permesso ai patrioti italiani di individuare in lui il precursore della laicità dello Stato e dell’unità degli italiani.

Rossetti era stato inoltre fra i promotori della Carboneria in un paese in cui i principali letterati (Carducci, Pascoli) erano tutti massoni. Egli era visto come un punto di riferimento, al punto da dedicargli raccolte letterarie e antologie.

A Vasto era attivo un circolo massonico intitolato a Gabriele Rossetti e proprio attraverso questo canale iniziò la raccolta dei fondi per la costruzione del suo monumento.

Nel 1897 si costituisce ufficialmente un Comitato per la costruzione del monumento a Gabriele Rossetti.

Nel 1903 ci fu il primo stanziamento di 5mila lire da parte del Consiglio Comunale. L’anno dopo, al cinquantenario della morte, venne lanciata una sottoscrizione a cui partecipò anche il Re d’Italia, ma il denaro raccolto si rivelò insufficiente e il progetto fu abbandonato.

Nel 1915 l’amministrazione cittadina riprese il progetto e diede l’incarico allo scultore molfettese Filippo Cifariello, maestro del verismo di scuola napoletana. Il bozzetto del Cifariello ottenne giudizi positivi anche da Benedetto Croce. Venne così accettato e finanziato con un acconto, ma nel frattempo scoppiò la grande Guerra.

Nel 1919, il nuovo sindaco Gelsomino Zaccagnini nominò un Comitato Permanente e ne assunse la Presidenza. Il progetto Cifariello, con l’appoggio dei sindaci successivi, Florindo Ritucci Chinni e Pietro Suriani, venne portato avanti. Si reperirono nuovi fondi pubblici e privati per coprire le enormi spese dell’opera.

Nel 1924 il sindaco Pietro Suriani scrisse una lettera aperta a tutti gli emigranti d’America chiedendo un fattivo sostegno. Nello stesso anno arrivarono i primi versamenti da parte del Circolo Filodrammatico “Vasto” di New York e la sottoscrizione degli industriali vastesi in Argentina, Carlo Della Penna e Luigi Ruzzi.

Alla fine dello stesso anno, nella fonderia Laganà, in Corso Vittorio Emanuele a Napoli, si procedette alla fusione dei bronzi. Nel marzo successivo la statua del poeta, l’aquila e i quattro medaglioni raffiguranti i figli, arrivarono a Vasto. Pochi mesi dopo venne trasportato il basamento, in pietra di Gioia del Colle, lavorato a bassorilievo dall’artigiano Angelo Pasquale Gravinese

Oggi il monumento a Gabriele Rossetti, inaugurato il 12 settembre 1926, è talmente familiare per i vastesi che neanche loro si accorgono delle tante incongruenze in esso presenti.

Il monumento a Gabriele Rossetti nell'omonima piazza

Il personaggio che vi è raffigurato è infatti un Gabriele Rossetti di fantasia. Vestito in abiti tardo-ottocenteschi e raffigurato con fattezze molto lontane dai ritratti che ci sono pervenuti, Rossetti è però immaginato dai vastesi da un secolo con quelle sembianze.

Ma ciò non deve stupire. La fortuna di Rossetti si spense completamente solo pochi anni dopo l’inaugurazione del monumento. Nel 1929 il regime fascista firmò i Patti Lateranensi e la religione cattolica tornò ad essere religione di Stato. Per il suo anticlericalismo, Rossetti fu eliminato da tutte le antologie italiane e pressoché dimenticato. 

Se oggi, infatti, provate a chiedere a qualsiasi vastese come si chiama il personaggio raffigurato dalla statua, chiunque saprà rispondervi. Se chiedete, però, cosa abbia scritto Rossetti, pochissimi ricorderanno anche solo il titolo di una sua opera.