Nato a Vasto nel 1895, Raffaele Mattioli a soli 27 anni fu nominato segretario generale della Camera di Commercio di Milano. Tre anni dopo, approdò alla Banca Commerciale Italiana, dove avrebbe trascorso il resto della sua carriera professionale, rivestendone il ruolo di Presidente negli ultimi 12 anni prima del ritiro, avvenuto nel 1972.
Tra i banchieri italiani più rappresentativi del secolo scorso, Mattioli credeva nella funzione della banca a supporto delle imprese per favorirne lo sviluppo, aiutandole a pensare in grande, a compiere salti di qualità e dimensione, contribuendo così allo sviluppo economico del Paese.
Mattioli aveva anche percepito le difficoltà genetiche e strutturali del capitalismo italiano, povero di mezzi propri e poco autosufficiente, e credeva per questo nella necessità di un aiuto dello Stato. Da qui l’idea dell’IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale, motore dell’economia italiana nei successivi settant’anni. Mattioli fu inoltre il primo finanziatore dei progetti per lo sviluppo dell’AGIP di Enrico Mattei, che sebbene nato nelle Marche, aveva trascorso gli anni della giovinezza a Vasto, diplomandosi presso il Regio Istituto Tecnico della città.
Raffaele Mattioli è spesso ricordato come il “banchiere umanista” per il suo impegno nella promozione di numerose iniziative culturali, specialmente nell’ambito della storia economica, della letteratura, dell’architettura e dell’arte.
Nel 1938 Mattioli rilevò la casa editrice Riccardo Ricciardi di Napoli, che nel periodo bellico ha dato alle stampe numerose opere di Benedetto Croce. Nel 1947, presso l’abitazione e la biblioteca di Benedetto Croce a Napoli, aprì l’Istituto italiano per gli studi storici, di cui dopo Croce, divenne presidente.
Una scuola di alti studi post laurea, con borse di studio conferite a giovani ricercatori italiani e stranieri, che ha contribuito a formare un’intera generazione di storici di rilievo nazionale ed internazionale. Durante il fascismo e successivamente, Mattioli sostenne editori e riviste letterarie.
Uno dei molti motivi per i quali Raffaele Mattioli ha lasciato un’eredità morale indelebile riguarda l’impegno profuso per salvare molte vite umane durante la persecuzione degli ebrei dovuta all’emanazione delle leggi antisemite del 1938.
Poco dopo il crollo di Wall Street del 1929, la Banca Commerciale Italiana era stata nazionalizzata, e con l’implementazione delle leggi razziali del 1938, sarebbe stato legalmente impossibile per i circa 70 dipendenti ebrei conservare il proprio impiego. Mattioli però, fece in modo che i giovani più promettenti fossero distaccati nelle sedi estere, per poi farli tornare in patria al termine della guerra.
Alla maggior parte dei dipendenti ebrei della banca che non emigravano, fece in modo di garantire un pensionamento anticipato con generosi pacchetti finanziari. Non per niente, Mattioli si definiva con grande orgoglio un ebreo onorario.
Alla sua morte venne sepolto nel cimitero dei monaci dell’Abbazia di Chiaravalle. I figli donarono il palazzo di famiglia alla città di Vasto, insieme a un fondo librario di oltre 3800 volumi, con i quali è stata costituita la biblioteca civica successivamente spostata presso il Palazzo delle Scuderie dell’Aragona.
