Riccio de Parma era un cavaliere presente nella disfida di Barletta, che il 13 febbraio 1503 vide fronteggiarsi fra loro 13 campioni italiani contro 13 francesi. La sfida era nata dalle offese che un comandante francese aveva rivolto ai soldati italiani al soldo della corona di Spagna, in un’osteria di Barletta, luogo oggi noto come “Cantina della Disfida”.

Se andiamo però a guardare la biografia ufficiale di Riccio, scopriamo che era il soprannome di Domenico de’ Marenghi, nato a Soragna, nei pressi di Parma, e qui morto di peste e sepolto nel 1521.

L’ipotesi che Riccio de Parma fosse in realtà nativo di Vasto era stata avanzata da un giurista vastese della seconda metà del Cinquecento, Virgilio Caprioli.

Questi è un personaggio ricordato nella storia vastese in quanto proprietario della prima tipografia cittadina.

A quanto pare, agli inizi del Seicento a Vasto risiedeva effettivamente una famiglia “de Parma” e alcuni fanno risalire il cognome allo scudo, in latino “parma”, che faceva appunto parte dei “ferri del mestiere” dei soldati.

A quell’epoca inoltre, Vasto era diventata da poco dominio dei d’Avalos e quindi è plausibile che cavalieri del suo marchesato militassero per la fazione spagnola contro i francesi, nella guerra per la supremazia sul Regno di Napoli.

In ogni caso, la denominazione del corso ci fa riflettere più che sull’effettivo luogo di nascita di un soldato di ventura del Cinquecento, sulla rilevanza della propaganda nella storiografia e nella toponomastica.

Sebbene la disfida di Barletta abbia avuto una certa rilevanza nel momento dell’evento, la sua fortuna storico-letteraria è legata al Risorgimento. A quel tempo venne ripresa come esempio della nazione che era in grado di esprimere tanto valore, ancorché sotto il giogo delle potenze che se ne contendevano dominio e ricchezze.

Il romanzo “Ettore Fieramosca”, scritto da Massimo d’Azeglio nel 1833 e incentrato sul condottiero a capo dei tredici cavalieri, ebbe una fortuna duratura e varie trasposizioni liriche e cinematografiche. Il picco più alto di popolarità venne però raggiunto con l’omonimo film di Alessandro Blasetti del 1938, quando la figura del condottiero italiano che lottava per l’onore della patria insieme ai suoi dodici compagni venne promossa dal fascismo come esempio di virtù guerresca e di spirito patriottico.

L’amministrazione vastese, per sfruttare un po’ della gloria riflessa, pensò bene di intitolare quindi il Corso al supposto concittadino Riccio. Analoghe iniziative venivano prese a Parma e a Soragna. La cosa non deve stupire più di tanto. Basti pensare che la paternità della stessa “Disfida”, svoltasi in effetti nell’agro di Trani, all’epoca veniva contesa tra questa città e quella di Barletta, con sollevazioni popolari e reazioni della polizia che portarono alla morte di ben due persone.