Le terme romane di Vasto sono state costruite ai margini dell’abitato dell’antica Histonium nel II secolo d.C. e hanno costituito una delle principali attrazioni della città romana per circa tre secoli.
Danneggiate dal terremoto del Sannio nel 346 d.C., dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, sono state progressivamente abbandonate. Le sue mura sono state riutilizzate come materiale da costruzione. Le vasche e le strutture degli impianti termici sono rimasti sepolti sotto uno strato di terra di oltre due metri.
Il sito delle terme, riutilizzato nel XIII secolo per l’edificazione del convento di San Francesco, è stato interessato dalla grande frana del 1956. La riscoperta è avvenuta solo vent’anni dopo, durante i lavori di risistemazione dell’area. Merito della costruzione dell’Arena delle Grazie, oggi Arena Ennio Morricone, nel 1973.
I primi lavori di scavo hanno permesso il rinvenimento di un primo mosaico, che è stato esposto per alcuni anni presso il Museo Archeologico a Palazzo d’Avalos. Nel 1997 sono stati effettuati altri scavi che hanno permesso di rinvenire il grande Mosaico del Nettuno.
In quell’anno anche il primo mosaico è stato riportato in sede e il sito è stato trasformato in un parco archeologico.

Le Terme Romane di Vasto erano formate da una serie di ambienti disposti su tre livelli terrazzati che seguivano la naturale discesa del pendio dal Campidoglio romano.
Essa era posta presumibilmente dove adesso sono i ruderi della chiesa di San Pietro, fino alla zona del Macellum, il mercato romano che si trovava all’inizio della strada che portava poi al porto del Trave,. Oggi corrisponde al sito dell’Arena delle Grazie e dell’omonima chiesa.
L’impianto era pubblico ed era probabilmente riservato agli uomini, poiché altre terme coeve, aperte anche alle donne, presentavano ambienti simmetrici per la divisione dei due generi che qui non sono presenti.
Sono giunti fino a noi molti elementi della sua struttura originaria, che permettono di individuare tredici ambienti. Sul livello più alto, attualmente sottostante la chiesa di Sant’Antonio, c’era un vano che presentava una pavimentazione a mosaico. Purtroppo solo alcuni frammenti sono stati ritrovati.
A una quota leggermente inferiore delle terme romane di Vasto c’era una grande sala, forse un gymnasium. Proprio accanto era posizionato il frigidarium, la grande vasca fredda di circa 170 metri quadrati ornata dal mosaico del Nettuno.
A una quota leggermente inferiore, sul lato oggi limitrofo a via Adriatica, vi erano quattro ambienti contraddistinti da muri e pavimentazione in laterizio. Originariamente erano destinati ad essere riscaldati. Sono presenti alcuni resti delle cosiddette pilae, strutture in mattoni che sorreggevano un pavimento sospeso, la suspensura.
Si creava in questo modo un’intercapedine, l’hypocaustum, in cui circolava aria calda proveniente da grandi forni, i praefurni, che dovevano trovarsi al di sotto dell’odierna via Adriatica.
Uno di questi ambienti è stato riusato come cisterna per l’approvvigionamento del convento di San Francesco, realizzato sopra le rovine romane nel XIII secolo. Oggi costituisce il punto d’accesso per i visitatori e si presenta come una piazzola circolare.
Nella parte più bassa dell’impianto, verso est, si trovavano due piccoli vani, forse in origine degli spogliatoi, detti apodytèria. Vi è infine una grande piscina, chiamata natatio e un altro ambiente che conserva il mosaico con scene di mare. Questo ambiente era probabilmente riscaldato e costituiva il Caldarium delle terme romane di Vasto.
La grandezza del complesso e la cura nella sua realizzazione, in particolare dei bei mosaici bicromatici, testimoniano l’importanza assunta da Histonium in epoca imperiale e la grandezza di un centro urbano che doveva avere dimensioni assolutamente paragonabili a quelle odierne.